Roma, Piazza del Popolo – 5 marzo 2016, ore 15:00
Negli ultimi mesi, abbiamo vissuto con impegno ed emozione il riaccendersi, come non accadeva da anni, di un grande sentimento popolare di partecipazione alla lunga battaglia del movimento LGBTI per i diritti civili e per un Paese in cui finalmente trovino piena cittadinanza principi di effettiva uguaglianza, libertà e laicità.
Le tante anime di questo movimento e le realtà associative che ne sono un’espressione si sono quindi impegnate a ristabilire una rinnovata unità, riempendo le piazze e generando aggregazione e soprattutto militanza.
Per questo movimento, l’approvazione della nuova legge sulle unioni civili non può in alcun modo rappresentare un punto di arrivo, bensì la straordinaria occasione di acquisire nuova vitalità, nuovo slancio, nuova forza per percorrere con successo la strada che ancora ci separa dalla conquista della piena eguaglianza, a cominciare da tutti quei diritti fondamentali rimasti esclusi dal testo approvato il 25 febbraio.
Questo è il tempo del coraggio, in cui non c’è spazio per la paura o per le incertezze su quanto davvero ci spetta. Solo così si può proseguire nella battaglia, perché un movimento che non avanza, semplicemente muore.
Dopo la grande mobilitazione nazionale del 23 gennaio, tante persone hanno riscoperto il senso di diventare protagonisti attivi del cambiamento di questo Paese, hanno ritrovato orgoglio e speranza e hanno compreso che quel tanto di buono ottenuto in questa stagione tormentata, per quanto insufficiente, non lo dobbiamo alla benevolenza di chi ci governa, ma alla tenacia con cui un’intera collettività conduce la sua lotta per affermare i propri diritti, non per elemosinare concessioni.
Sbaglieremmo di grosso se oggi ci lasciassimo confondere e dividere da polemiche pretestuose o dai sentimenti contrastanti che giustamente proviamo: da una parte il senso di sconfitta per ciò che non abbiamo potuto ottenere, soprattutto per le nostre figlie e i nostri figli, dall’altra quello di gioia per la piccola breccia finalmente apertasi nel muro di pregiudizi e bigottismo che da decenni proviamo ad abbattere.
Quello che come movimento sentiamo il dovere di fare è indicare un orizzonte più ampio, rivolgendoci al Paese e alla politica, a partire dalla manifestazione di Roma del 5 marzo, per comunicare da subito la nostra visione di un futuro a cui niente e nessuno potrà farci rinunciare.
In primo luogo rigettiamo tutti i pretestuosi tentativi con cui da più parti si è tentato di polarizzare la mobilitazione del 5 marzo intorno a un improprio e semplicistico atteggiamento di acritica soddisfazione o di sterile rifiuto nei confronti della legge sulle unioni civili. Ribadiamo invece la nostra piena consapevolezza e il nostro senso di responsabilità rispetto all’incalzante attualità che ci conduce a scendere in piazza, proprio ora che l’attenzione è più alta, fissando per i prossimi mesi alcuni obiettivi immediati:
– Fare pressione affinché la legge sulle unioni civili venga approvata rapidamente alla Camera dei Deputati, per assicurare quanto meno il riconoscimento sostanziale di quei diritti a lungo attesi da milioni di coppie e di cui esiste un urgentissimo bisogno; prendiamo atto che questa legge, segnata da molti limiti e dalla discriminazione che sancisce soprattutto nei confronti dei nostri figli e delle nostre figlie, è quanto il Parlamento è oggi in grado di produrre.
– Vigilare sull’effettiva applicazione della legge stessa, a partire dai decreti attuativi la cui competenza attiene proprio al Ministro degli Interni, autore di gravissime e offensive dichiarazioni rivolte alle persone LGBTI. Troppe volte abbiamo visto leggi svuotarsi di significato nella loro applicazione e vogliamo ricordarne una per tutte: la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, la cui efficacia è perennemente minata dall’inaccettabile tasso di obiezioni di coscienza e dall’assenza delle infrastrutture previste. Questa volta non lo permetteremo, saremo vigili e denunceremo prontamente ogni ulteriore tentativo di ribasso rispetto al punto già sotto il minimo a cui è stata fissata oggi l’asticella dei diritti.
– Seguire, infine, da vicino l’iter dell’annunciata legge di riforma delle adozioni. Saremo al nostro posto per verificarne il testo, presteremo la massima attenzione ai suoi effettivi contenuti e non saremo disponibili ad accettare compromessi al ribasso nell’aggiornamento di una normativa da cui dipendono la dignità e i diritti dei minori. La posta in gioco è tale da non ammettere distrazioni.
La manifestazione del 5 marzo deve essere tuttavia in primo luogo l’occasione per uno sguardo lungimirante e concreto sugli obiettivi di sempre a cui, occorre rimarcarlo, la legge appena approvata non offre risposte che possano soddisfarci a pieno:
– Vogliamo che siano riconosciute le trasformazioni del concetto stesso di famiglia e che sia sancita la piena uguaglianza di tutte e tutti di fronte alla legge, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Puntiamo pertanto al matrimonio egualitario, che dovrà iscriversi in una riforma complessiva del diritto di famiglia che preveda anche l’adozione piena e legittimante per i bambini e le bambine che già esistono, e il riconoscimento alla nascita dei figli che verranno.
– Vogliamo che sia finalmente sancito che omofobia e transfobia non sono opinioni, ma reati che devono essere puniti in modo specifico come avviene per tutti i crimini motivati da odio razziale, politico o religioso. Vogliamo quindi provvedimenti efficaci contro le discriminazioni comunque motivate nella vita lavorativa e sociale.
– Vogliamo che sia riconosciuto il diritto all’autodeterminazione delle proprie scelte di vita. Questo tema, che ci sta particolarmente a cuore, incrocia le vite di molte, moltissime persone: le persone trans, a cui deve essere riconosciuto il diritto a scegliere il proprio genere anagrafico senza essere costrette a sottoporsi a trattamenti medici indesiderati; le donne, che devono poter gestire da sé il proprio corpo e la propria vita senza trovare ostacoli in presunte ed interessate scelte “di coscienza”; le persone che aspettano di poter decidere liberamente come e quando poter porre fine alla propria vita, rifiutando cure mediche non richieste. Vogliamo leggi che rendano effettivi questi diritti per tutte e per tutti, senza discriminazioni di carattere economico e sociale.
– Vogliamo superare la cultura sessuofobica attraverso interventi che garantiscano l’educazione sessuale pubblica, laica e universale.
Chi pensa di poter strumentalizzare politicamente il movimento che si ritroverà in piazza il 5 marzo deve sapere che non avrà gioco facile: sono finiti i tempi in cui le persone LGBTI servivano unicamente come bacino elettorale per disegni di altri.
Con questa manifestazione nazionale intendiamo ribadire la nostra autonomia che difenderemo contro ogni tentativo di impossessarsene: vogliamo parlare non di bandiere, ma delle nostre vite, della nostra libertà, delle nostre battaglie.
Il movimento che abbiamo costruito con gioia e con fatica si è irrobustito in questi mesi, ed è divenuto il punto di riferimento a cui guarderanno nei prossimi anni non solo le persone LGBTI, ma tutta l’Italia che ama la laicità, la libertà e l’uguaglianza, tutte le cittadine e i cittadini per cui questi diritti sono oramai irrinunciabili.