La scomparsa delle lesbiche
La prematura dissoluzione del soggetto femminile
Il lesbismo è stato a lungo cancellato, insieme ai rapporti preferenziali tra donne, in quanto incompatibile con la società fondata sul dominio maschile.
L’emergere della soggettività politica lesbica ha dovuto sconfiggere una prolungata invisibilità, scelta dalle coppie di donne come strategia difensiva e che si è protratta per un certo periodo con il mimetismo all’interno del movimento femminista.
«Lesbica» è una parola che negli ultimi 30 anni si è affermata andando oltre la parola «gay», per esprimere la differenza simbolica e materiale dell’omosessualità femminile da quella maschile. Non la pétite difference che è possibile e utile sacrificare sull’altare dell’universalismo, né la differenza ontologica, basata su una visione disincarnata delle soggettività e, pertanto, astratta, naturalizzata e fuori dalla storia; al contrario, la differenza come tessuto storico, esistenziale, emotivo che struttura l’alterità tra uomini e donne o, nel nostro caso, tra lesbiche e altre soggettività eccentriche alla norma socio-sessuale.
L’affermarsi della teoria queer a partire dagli anni Novanta del 900 ha comportato la disgregazione della differenza sessuale, ridotta a ruolo oppressivo da reinventare in modo originale e individuale. Molte lesbiche oggi desiderano “queerizzarsi” e unirsi a tutti coloro che vogliono liberarsi delle norme di genere, assistiamo perciò al ritorno di una politica mista e a una critica del sessismo condotta indifffentemente da soggetti maschili o femminili, omosessuali o eterosessuali.
Siamo di fronte alla “scomparsa delle lesbiche” dalla scena della discussione teorica e della pratica politica, ovvero al “silenzio del lesbismo”. Si tratta di un’afasia temporanea o di un declino finale?
La terza edizione della Scuola Estiva di Studi sul Lesbismo e sul Genere è dedicata a questo quesito e con docenti che muovono da prospettive teorico-politiche differenti, sarà occasione di approfondimento del tema.