Quinta edizione

Cosa è successo alle donne?
Autodeterminazione e sovradeterminazione oggi
Title

Infopoint – Sala conferenze
Piazza della Stazione 4 

Nel maggio 2016 sono state approvate in Italia le unioni civili e una stagione politica si è conclusa.  L’obiettivo principale del movimento lgbt+ è stato raggiunto (anche se non è stata ancora raggiunta la piena uguaglianza giuridica fra persone eterosessuali e persone omosessuali).  Per molto tempo le nostre energie sono state incanalate in una battaglia che ci ha spinto ad evidenziare i punti di similitudine nella comunità lgbt+ e fra noi e la maggioranza eterosessuale.  Abbiamo parlato degli stessi amori e degli stessi cuori.  Non si trattava solo di ottenere un diritto civile: lo stigma sociale ci aveva lasciato una ferita simbolica che abbiamo cercato di sanare attraverso riconoscimenti legislativi.

Negli anni in cui ci siamo impegnate/i per la conquista della parità, la furia neoliberista ha cominciato a distruggere lo stato sociale.  E i governi, da ultimo anche in Italia, hanno gettato sul piatto della bilancia i diritti civili (che hanno costi economici ridotti) per coprire lo smantellamento dei diritti sociali.  È giunto ora il momento di pensare alla redistribuzione, alla giustizia sociale, a riconnettere le nostre rivendicazioni settoriali ad una visione politica più generale.

Come se non bastasse l’attacco al welfare, il concetto stesso di soggetto femminile collettivo viene dissolto dal queer nella performatività individuale: con questo diventa possibile per tutti appropriarsi della soggettivazione delle donne e delle lesbiche.  La disgregazione del soggetto collettivo femminista e lesbico a favore di un neutro indifferenziato ci toglierebbe ogni possibilità di contrasto al dominio maschile.  Già molte lesbiche hanno abbracciato le posizioni neoliberiste che propagandano la messa sul mercato del corpo femminile quale scelta di autodeterminazione.

La società neoliberale si impossessa della lingua del femminismo, in particolare di parole quali “diritto”, “scelta” e “autodeterminazione” immergendole nel mercato e facendo così nascere i falsi diritti – ovvero desideri consumistici espressi e concepiti come fossero diritti, in particolare il “diritto” all’accesso al corpo delle donne come macchina erogatrice di servizi riproduttivi e sessuali anche da mettere sotto contratto.  La prostituzione diventa, con un eufemismo, “sex work” e l’utero in affitto “gestazione per altri”.

I tentativi di mettere a tacere le donne per far loro accettare questi falsi diritti non sono riusciti. Segni di libertà femminile sono il fenomeno internazionale delle donne che denunciano i ricatti e le violenze sessuali con la parola d’ordine Me-too, la campagna in Spagna Yo Decido per difendere l’accesso all’aborto, la mobilitazione contro la violenza e i femminicidi partita dall’America latina Ni una menos, e tutte le mobilitazioni per difendere il diritto al lavoro e alla pensione, a un’istruzione libera e gratuita, alla libertà di movimento e di non essere affittata, comprata, simbolicamente negata.